(tratto da L'Eco di Bergamo di M.L.)
Chiamatelo amarcord o rimpatriata ma la serata che ha riunito 36 anni dopo la formazione e i dirigenti della SAV Alpe Bergamo protagonista della promozione dalla A2 alla A1 resterà impressa nella memoria di molti. Grazie all’organizzazione di Franco Meneghel, stella di quella squadra che vive da sempre nella nostra città, presso il Ristorante Dal Carlo dei fratelli Carlo e Stefano Bertoletti, si è avuta l’occasione di rivedere alcuni protagonisti di quella splendida cavalcata, a partire dal coach, quel “Charlie” Recalcati che su iniziativa del presidente Dante Signorelli, presente anche lui, iniziò a Bergamo la sua folgorante carriera di allenatore. Da Flavio Carera a Robi Natalini, un Daniele Giommi in gran forma, e tutti i protagonisti di quella avventura, molti con le rispettive consorti, meno il solo CJ Kupec. Tanti abbracci e un po’ di commozione: ma la grande attesa della serata era per il ritorno a Bergamo di Chuck Jura, il fenomenale “sceriffo” del Nebraska (3 volte capocannoniere a Milano sponda Mobilquattro e Xerox), campione in un gruppo unico dentro e fuori dal campo. “E poi c’era Chuck Jura”, dicevano.
Allora Chuck, come ti spieghi questo affetto e che ricordi hai di Bergamo?
“Bergamo è stata un sogno per me, c’erano tanti giocatori forti, CJ Kupec, tanti giocatori giovani che poi sono diventati campioni, anche in nazionale. E’ stata un’annata speciale. Una città bellissima, poi la gente che ti fermava per strada a chiacchierare, stavo benissimo. E poi a Bergamo era venuta anche mia moglie, in una delle poche pause dalle tre gravidanze di quegli anni…ho tre figli, due maschi e una femmina, uno dei maschi ha giocato due anni Australia e due in Spagna”.
Giochi ancora per passione? Dove vivi?
“Ho giocato fino a un paio di anni fa. Oggi qualche tiro con gli amici. Se segno? Come sempre… Vivo in Florida con mia moglie e siamo appassionati di animali”. Parlando della Florida e del mare, ci racconta di quando qualche giorno fa stava pestando un serpente in giardino…”non saltavo così dai tempi in cui giocavo”, “in Florida ci sono i coccodrilli, ma davvero…”, vive non lontano da Daytona Beach, “la mia cittadina è il paradiso del Surf della East Coast”.
E’ vero che “truccavate” le scarpe, avreste dovuto indossare le All Star ma tu giocavi con la Top Ten?
“Si, si (ride…), sai oggi i giocatori prendono milioni di dollari per indossare delle marche, io mi accontentavo di avere due-tre paia di scarpe nuove…”
I compagni?
“Io quando sono arrivato avevo più di 30 anni, loro erano giovani e gli io dicevo “con calma ragazzi, con calma”, soprattutto a Robi e Flavio”.
Guardi le partite oggi?
“Poco purtroppo. Sai, mi alzo al mattino, prendo la bicicletta, seguo gli animali, un po’ come volontario. Si sta bene così”.
Hai visto che ci sono due squadre, Bergamo e Treviglio, arrivate in semifinale di A2?
“Si, bene, ma io auguro un grande successo per il nuovo anno, spero Bergamo possa trovare presto un nuovo allenatore, e trovare i giocatori giusti perchè a Bergamo il tifo c’è. Quando abbiamo iniziato a vincere il Palazzetto era pieno, la gente ti fermava e parlava di basket, era molto appassionata”.
207 centimetri di classe, realizzatore mancino e rimbalzista. C’è in giro un nuovo Jura? Avresti potuto giocare in NBA?
“No. non so, seguo poco. Kukoc? Forse. Ai miei tempi c’erano giocatori che avrebbero potuto giocare in NBA come Meneghin o Marzorati. Dalipagic sarebbe stato una stella con il tiro da tre. Io mi sono sempre trovato bene qua. Stavo meglio qua”. E lo si capisce anche adesso, forse per questo che gli appassionati lo considerano un mito, perchè non rappresenta solo se’ stesso o una squadra ma un momento della vita di tutti noi. Una serata in onore di Jura è in programma stasera a Milano (via Lampugnano, alle 21 al Centro Sportivo Cappelli e Sforza).
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