"Si cominicia"
Tardo settembre.
Dopo un lavoro ai fianchi continuo di Scintilla o Basco, decisi di provare a rimettere le scarpette da basket nella formazione allestita ad Urgnano da Silvano. Un gruppo di amici ed ex compagni che come me “avevano già dato” allo sport. Dato e ricevuto, amicizie soprattutto. Si profilava in quella squadra eventualmente un impegno di una o due sere la settimana, al massimo. Forse potevo gestirlo.
Quando arrivai in palestra ad Urgnano con almeno 15 minuti di ritardo (è praticamente impossibile trovare il campo sportivo per chi non è del posto soprattutto con la nebbia tipica della bassa bergamasca), dopo essermi cambiato da solo nello spogliatoio, mi avvicinai alla panchina per allacciare le stringhe delle scarpe da basket, inutilizzate da oltre un anno. Erano delle Nike modello LeBron James n. 23 che avevo preso a Miami. Meravigliose. Basse. Bianche. 70 dollari. Le avevo usate l'ultima volta nella finale del campionato di promozione un anno e mezzo prima di quella sera.
Quelli che sarebbero presto diventati i miei futuri compagni avevano già iniziato il riscaldamento con un due contro uno a tutto campo. Qualcuno urlava. Mi sedetti sulla panca e in mezzo al campo vidi Libero, l’uomo dai mille soprannomi tra cui il migliore era “Free”. Mio ex compagno un paio di volte negli anni. Free mi si avvicinò sorridendo per salutarmi con i suoi due metri, la sua imponente massa, pur mantenendo sempre l'andatura dinoccolata molto New York Playground Style. Mi sorrise, puntò il dito verso il campo dove i ragazzi stavano correndo e mi disse serio: “Questa è una squadra vincente! E’ per questo motivo che io sono qui”.
“Lo so” gli risposi, “altrimenti non sarei venuto”. Non avevamo molti problemi con l’autostima e devo dire che era una caratteristica comune a tutti gli elementi, perché questa era la definizione giusta. Elementi.
Estratto dal book "L'Ultima Stagione"
Tardo settembre.
Dopo un lavoro ai fianchi continuo di Scintilla o Basco, decisi di provare a rimettere le scarpette da basket nella formazione allestita ad Urgnano da Silvano. Un gruppo di amici ed ex compagni che come me “avevano già dato” allo sport. Dato e ricevuto, amicizie soprattutto. Si profilava in quella squadra eventualmente un impegno di una o due sere la settimana, al massimo. Forse potevo gestirlo.
Quando arrivai in palestra ad Urgnano con almeno 15 minuti di ritardo (è praticamente impossibile trovare il campo sportivo per chi non è del posto soprattutto con la nebbia tipica della bassa bergamasca), dopo essermi cambiato da solo nello spogliatoio, mi avvicinai alla panchina per allacciare le stringhe delle scarpe da basket, inutilizzate da oltre un anno. Erano delle Nike modello LeBron James n. 23 che avevo preso a Miami. Meravigliose. Basse. Bianche. 70 dollari. Le avevo usate l'ultima volta nella finale del campionato di promozione un anno e mezzo prima di quella sera.
Quelli che sarebbero presto diventati i miei futuri compagni avevano già iniziato il riscaldamento con un due contro uno a tutto campo. Qualcuno urlava. Mi sedetti sulla panca e in mezzo al campo vidi Libero, l’uomo dai mille soprannomi tra cui il migliore era “Free”. Mio ex compagno un paio di volte negli anni. Free mi si avvicinò sorridendo per salutarmi con i suoi due metri, la sua imponente massa, pur mantenendo sempre l'andatura dinoccolata molto New York Playground Style. Mi sorrise, puntò il dito verso il campo dove i ragazzi stavano correndo e mi disse serio: “Questa è una squadra vincente! E’ per questo motivo che io sono qui”.
“Lo so” gli risposi, “altrimenti non sarei venuto”. Non avevamo molti problemi con l’autostima e devo dire che era una caratteristica comune a tutti gli elementi, perché questa era la definizione giusta. Elementi.
Estratto dal book "L'Ultima Stagione"
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