Fonte: Corriere di Bologna a cura di Enrico Schiavina
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Tredici regole, scritte su due fogli diventati reliquie, buttò giù il
professor Naismith per inventare il gioco del basket nel 1891. Tredici
princìpi, cardini della dottrina di cui è profeta, enuncerà il professor
Hollander, sostenendo che possano salvare il mondo grazie alla
pallacanestro.
Lo farà sabato a Porretta, per una platea di potenziali adepti, primo
passaggio fuori dagli Stati Uniti dell’uomo e della sua missione. A lui
la parola guru non piace ma David Hollander, docente della New York
University, viene a diffondere il suo verbo. Per farlo ha scelto il
nostro Appennino, perché colpito dalla notizia che da sabato la Madonna
del Ponte sarà ufficialmente la patrona della pallacanestro, in un
quantomeno insolito connubio tra sport e fede, anzi fedi. Perché la
religione del professore è un’altra: il basket.
“Oggi più che mai il mondo ha bisogno di essere salvato, e penso
veramente che per farlo possiamo usare come linee guida i principi che
governano la pallacanestro” spiega lui ogni volta che gli si chiede di
illustrare la filosofia alla base del suo corso di studi, “How
Basketball Can Save The World”. Lanciato per la prestigiosissima NYU nel
2019, durata tre mesi, successo immediato e una cascata di premi e
riconoscimenti, ai suoi studenti Hollander insegna ad esplorare cultura,
politica, economia e società di tutto il mondo attraverso le forze che
dominano il gioco che lui ama.
Tredici punti quindi, in omaggio alle regole originali di Naismith,
quelli che esporrà dopodomani Hollander a Porretta. Chiedendo poi a
chiunque abbia tenuto in mano una palla arancione, non importa se al
campetto sotto casa o su un parquet dell’Nba, di applicare le stesse
dinamiche in ogni rapporto sociale, individuale o collettivo. Il basket,
per il professore, è innanzi tutto cooperazione (1) ed equilibrio tra
interessi dell’individuo e della collettività (2). Tecnicamente è poi
bilanciamento tra forza e abilità (3), ma senza ruoli fissi tipo
attaccantedifensore (4), e necessita di alchimia umana (5). Nel suo
complesso ha presa globale (6), non discrimina i generi (7) e non pone
barriere di accesso (8). Da sempre, pur restando un fenomeno di massa, è
inclusivo per le minoranze, gli esclusi, gli altri (9). È per le grandi
città e le zone rurali (10), combatte l’isolamento e la solitudine
(11). Infine, e qui si arriva alla parte mistica, il basket è santuario
dell’umanità (12) ed ha un potere trascendentale (13) sugli uomini e le
loro istituzioni. “Nella sua forma più pura, è l’attività umana che
richiede la più alta capacità di equilibrio tra gli interessi personali e
quelli collettivi la spiega Hollander non a caso è lo sport che più di
tutti ha avuto impatto sui cambiamenti culturali e sociali”. Salvare il
mondo attraverso il basket non è un modo di dire, ma una precisa
convinzione dell’uomo che, conquistata una ampia base di discepoli a New
York, viene a farne di nuovi a Porretta.
Per un weekend al centro di un mondo: dopo le cerimonie religiose per
la patrona del basket, una camminata di gruppo di tre chilometri
palleggiando e tirando a canestro, l’apertura di un centro di
documentazione permanente sul gioco, la proiezione di un docufilm su
Kobe Bryant, in chiusura l’evento clou, la lectio magistralis di
Hollander. “Se c’è basket, c’è salute. Togliere i canestri dai campi
pubblici per imporre il distanziamento sociale è stato il segno della
pandemia. Al campetto giochi con gente che non hai mai visto prima, che
magari parla un’altra lingua, ma subito comunichi intensamente
attraverso i movimenti, il gioco e le sue connessioni” pensa il
professore baskettaro. Che da giovane nel New Jersey ha giocato solo
fino al liceo (“Battendo il record della scuola per falli tecnici”), ma
che non ha mai smesso di andare al campetto, che veste come un
appassionato qualunque e fa lezione indossando le iconiche scarpe Chuck
Taylor, le All Star alte nere.
Seguito in Appennino da un troupe per raccogliere materiale video per un
prossimo film sulle sue visioni, è in uscita a febbraio 2023 (in Italia
per Mondadori) il suo libro sui 13 princìpi. “Che possiamo già
applicare per rendere il mondo un posto più giusto, efficiente,
rispondente ai bisogni del ventunesimo secolo”.