dal sito Olimpia Milano
non hanno detto che possiede anche il book dell'Oradell con gli schemi del Rasmo....(come hanno fatto a non citarlo!) con i i blocchi del Free e del Silvano a metà campo...e che possiede tutte le classifiche del Quizzone dal 2011 al 2016
Un giorno Mario Fioretti,
43 anni appena compiuti, decise di diventare un allenatore. Aveva
giocato a livelli minori, era dotato, un tiratore e realizzatore, un
agonista che tendeva a dimenticare la difesa. da buon perfezionista,
quando decise di allenare, decise di andre a studiare dal migliore di
tutti. Da Bobby Knight, all’università dell’Indiana.
Knight all’epoca era all’apice di una storia di allenatore che l’ha
portato a vincere tre titoli NCAA e i Giochi Olimpici di Los Angeles con
l’ultima Nazionale americana capace di conquistare la medaglia d’oro
olimpica senza i giocatori NBA. Ma al di là delle vittorie, Knight era
un insegnante: il motion offense e la help and recover. Fioretti non
poteva scegliere un insegnante migliore per il suo anno da studente a
Indiana. Lì costruì le basi per la sua carriera futura. Al rientro in
Italia, venne assunto dall’Olimpia. In circostanze rocambolesche: “Il
capo allenatore era Attilio Caja: dovevo entrare nel suo staff – ricorda
Fioretti – ma il colloquio cominciò male. Dissi che volevo aiutare,
invece avrei dovuto dire che volevo imparare… Attilio si arrabbiò.
Pensai di aver rovinato tutto. Invece la sera mi richiamarono ero
dentro”. Fioretti tra giovanili e prima squadra sarebbe diventato un
uomo Olimpia, il più longevo, apprezzato per l’etica lavorativa,
l’atteggiamento e la straordinaria preparazione.
Fioretti è l’allenatore che quando la squadra festeggia una vittoria è
al video per “tagliare” la partita possesso dopo possesso e
analizzarla. Può dirti la percentuale di successo di un gioco, di una
scelta difensiva, quanto gli avversari usano il pick and roll o vanno in
isolamento. Una volta un allenatore venuto a Milano a studiare, un
coach cinese, chiese a Mario se avesse il playbook di qualche altra
squadra di EuroLeague. Fioretti li aveva tutti. Di tutte le stagioni in
cui è stato coinvolto nella competizione.
Al culmine della sua crescita, venne portato in Nazionale da Simone
Pianigiani. Quando questi fu sostituito da Ettore Messina, il nuovo
commissario tecnico volle conoscerlo e verificare il suo lavoro. Gli
bastarono pochi minuti per capire che Fioretti era un patrimonio della
Nazionale, anche se purtroppo l’auspicato viaggio olimpico a Rio de
Janeiro non c’è stato.
Fioretti è l’allenatore che quando la squadra piange su una
sconfitta, è al video. Che quando rientra a casa dopo le partite interne
si siede accanto alla moglie, non al volante, per continuare a
lavorare, per mangiare minuti utili al suo lavoro, è l’allenatore che
può dirti, con certezza, dove e come una partita è stata decisa, cui
basta sentire la chiamata del playmaker avversario o dell’allenatore per
anticipare quello che succederà. E gridare cosa sta per accedere. Alle
volte è quasi una condanna: sapere prima cosa sta per succedere ma
potersi limitare solo ad urlare un’indicazione nella speranza venga
recepita in una frazione di secondo.
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